Borgo Ognissanti

Borgo Ognissanti alle ore 13 di Lunedì 19 Giugno 1995, Foto Bruscoli

Borgo Ognissanti, detta così per essere al suo sorgere fuori della cerchia muraria del XII secolo, la prima dell'epoca comunale ( vedi schema della pianta cittadina a quest'epoca), occupava ancora nel XIV e XV secolo, quando era ormai inclusa nella seconda ed ultima cerchia ( vedi schema della pianta della città al 1284 ), un terreno basso, solcato da fossi nei quali sfociavano i rifiuti dei numerosi conciatori di pelli che trovavano giustamente luogo in questa parte a valle, per così dire, della città dove minore era il danno portato alle acque del fiume che da qui in poi si avviavano al mare. Tra i " galigai " della zona di Borgo Ognissanti, lo storico Piero Bargellini ricorda Sandro di Mariano Filipepi detto Botticello o Botticelli .

E' in questa via acquitrinosa, basti pensare alla non lontana ancora oggi denominata via del Pantano, si insediarono gli Umiliati, dediti alla lavorazione dei panni di lana che avevano scelto il luogo proprio per la ricchezza di acque necessarie come è noto anche alle diverse fasi dell' industria dei manufatti di lana. E' a loro che pare si debba attribuire il nome dell'antico borgo : Ognissanti da quello della chiesa del convento, dedicata a san Salvatore e a Maria, regina di tutti i Santi.

L'origine della via fu dunque povera e industriosa ma destinata a divenire un 'arteria di primaria importanza per la naturale congiunzione tra il ponte alla Carraia, detto così per il passaggio continuo di carri, carichi di balle di lana, e la non lontana porta al Prato nelle cui vicinanze si teneva il mercato dei buoi.

Borgo Ognissanti e i suoi illustri abitatori : Sandro Botticelli e la famiglia dei Vespucci

Se alcuni luoghi più di altri paiono adatti alla ricomposizione della trama della storia, sicuramente Borgo Ognissanti deve tale caratteristica alla sua connotazione artigianale, al fervore alacre delle sue botteghe di lanaioli, di galigai, di setaioli, che per la vicinanza del fiume, i suoi facili approdi e forse, specialmente, per quel suo trovarsi a valle della città, l'avevano scelta per ovviare a divieti e lamentele, che già all'epoca cominciavano a farsi sentire contro gli artigiani che scaricavano i rifiuti del loro lavoro ( conciatura delle pelli, sbiancatura dei panni, lavorazione dei bozzoli ) in Arno. Ma è in questo clima di crescita dell'antico borgo e di questo settore urbano da poco inglobato alla città, che si intrecciano importanti coordinate che paiono tracciate da mani sapienti, abituate a disegnare il destino degli uomini.

Il pittore Sandro Filipepi, detto il Botticelli ( 1445 - 1510 ) è sicuramente uno tra i più illustri abitatori della via di Borgo Ognissanti dove, all'epoca in cui visse, già sorgeva l'ospedale del Vespucci, destinato a passare alla fine del XVI secolo ai frati seguaci di san Giovanni di Dio. Ma andiamo per ordine, e parliamo di Sandro, figlio di un galigaio di Borgo Ognissanti, passato alla storia col nome di Botticelli per via del soprannome attribuito a Giovanni, il fratello maggiore.

E' interessante sapere come i una denuncia fiscale del 1458, Sandro di Mariano Filipepi, al tempo di anni tredici, si dice che " sta a leggere, ed è malsano ". Il Botticelli dunque dovette la sua fortuna alla sua poca salute di fanciullo che gli dette la possibilità di allontanarsi dalla bottega del padre per coltivare i suoi interessi, dettati e caratterizzati, come pare, da una fragilità fisica che divenne forza espressiva. Alla bottega del padre sostituì quella di fra' Filippo Lippi e poi, tra il 1463 e il 1470, quella del Verrocchio. Ma Sandro subì anche l'influenza di un Baldovinetti e di Antonio del Pollaiolo.

Divenuto il maggiore interprete dell'ambiente culturale mediceo, pur senza voler entrare nei dettagli delle tante sue opere, di lui si può dire che seppe dare alle sue figure un contenuto spirituale e morale. Firenze conserva molte delle sue opere altre sono presenti in varie città: nel 1481, tanto per nominarne alcune è a Roma a lavorare ad alcuni dei riquadri della cappella Sistina, ma in questo stesso anno lavora anche all'affresco dell'Annunciazione per la chiesa di S. Martino alla Scala, nel quartiere, il suo, di Santa Maria Novella. Parlando di affreschi, il suo primo saggio di affreschi è proprio quello del Sant'Agostino per la chiesa di Ognissanti, la sua chiesa. La chiesa di Ognissanti è anche il luogo della sepoltura del grande artista come ci testimonia una lapide sepolcrale posta nella cappella di San Pietro d'Alcantara.

Ma nella chiesa di Ognissanti si trovano anche le memorie attinenti alla famiglia dei Vespucci, la cui storia si intreccia con gli ospitalieri di San Giovanni di Dio, originario del Portogallo e attivo, come sappiamo in Spagna. E' forse un caso, infine, ma non possiamo fare a meno di notarlo, che gli ospitalieri finissero con l'occupare un ospedale fondato da un Vespucci, un tal Simone, progenitore di quell'Amerigo ( 1451 - 1512 ), mercante e agente, come pare, del banco dei Medici a Siviglia, che tra il 1499 e il 1500, al servizio della Spagna, aveva scoperto, con Alonso de Ojeda la foce del Rio delle Amazzoni, dopo essere approdato nella Guiana francese, per procedere sino al Capo S. Rocco.

La chiesa d'Ognissanti in Borgo Ognissanti accoglie ancora un'edicola centinata in pietra serena con due affreschi, opere giovanili di Domenico Ghirlandaio, di cui uno rappresenta la Madonna della Misericordia e la famiglia Vespucci, accolta unitamente a sant'Antonino sotto il manto protettore della Vergine. Stemmi della famiglia compaiono ai lati dell'altare . Del resto nella chiesa avevano i loro altari ben tre rami della famiglia Vespucci, di cui quello di Nastagio, possedeva un altare a poca distanza dal coro, sulla parete destra, probabile committente del medesimo affresco botticelliano di sant'Agostino di cui si è sopra discusso. Nella medesima chiesa inoltre di un altare, quello di San Gerolamo, fu patrono nel XVI secolo, lo spagnolo Antonio di Francisco Aldana.

La chiesa d'Ognissanti è dunque in Borgo Ognissanti a Firenze, nel cuore della Toscana, il punto d'incrocio di più memorie che legano tra loro l'arte universale del Botticelli, la fama oltreoceanica dei Vespucci e, infine, per consuetudine di nomi e di luoghi ( la Spagna, il convento d'Ognissanti ) i medesimi frati ospitalieri dell'ordine di San Giovanni di Dio, avviati al sostegno dei poveri di tutto il mondo.

Il convento degli Umiliati di Borgo Ognissanti

L'ordine degli Umilati del XIII secolo ed originario della Lombardia, trova ragione della suo sorgere nel fervore della lotta contro l'eresia. La medesima Firenze, tanto per dare alcune coordinate per una migliore comprensione dell'evento, conosce in quest'epoca ben due compagnie, nate proprio per la difesa della fede: la Società Novella di Santa Maria, detta poi della Misericordia, la cui opera si è perpetuata sino ad oggi, e quella dei Capitani del Bigallo, che ha sovrinteso all'attività assistenziale degli ospedali fino a tutto il XVIII secolo.

Gli Umiliati, laici di entrambi i sessi, viventi al modo dei religiosi in povertà e umiltà, dunque mossero a Firenze su invito del vescovo Ardingo Trotti ( non a caso di Pavia ) già nel 1239 e si stabilirono nella zona detta attualmente di Novoli nel monastero cistercense di San Donato a Torri " in Polverosa". Dediti alla lavorazione dei manufatti di lana, di cui Firenze, tra l'altro, all'epoca, vantava il primato per qualità e produzione, i frati colsero l'occasione del permesso loro concesso dal vescovo per trasferirsi già dal 1251 nei locali della cappella di Santa Lucia sul " Prato d'Ognissanti ", una zona molto ricca di acqua, necessaria appunto alla lavorazione dei panni di lana.

Comprato un terreno nelle vicinanze, iniziarono tra il 1251 e il 1260 la costruzione del nuovo convento. Nel 1278 la loro opera nella zona era cresciuta in grande stima per la costruzione di un porticciolo sull'Arno e anche di non poche case per gli artigiani, numerosi in questa parte della città.

Nel 1359, provvedono alla costruzione a Montughi di un altro convento.

La permanenza degli Umiliati in Borgo Ognissanti si protrasse sino al 1561, quando diminuiti di numero - ma del resto, oltre che debellata l'eresia, era cambiato anche il panorama artigianale della città, orientata ora sulla lavorazione della seta - lasciarono chiesa e convento. Ad essi subentrarono i minori osservanti di San Francesco e agli Umiliato toccò il convento di Santa Caterina, già sede dei medesimi francescani. Da questo momento, insediatatisi in Ognissanti, i nuovi frati iniziarono la restaurazione di chiesa e convento.


(Last updated: Tuesday 26 September 1995)
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