Borgo Ognissanti
Borgo Ognissanti, detta così per essere al suo sorgere
fuori della cerchia muraria del XII secolo, la prima dell'epoca
comunale ( vedi schema della pianta cittadina a quest'epoca),
occupava ancora nel XIV e XV secolo, quando era ormai inclusa
nella seconda ed ultima cerchia ( vedi schema della pianta della
città al 1284 ), un terreno basso, solcato da fossi nei
quali sfociavano i rifiuti dei numerosi conciatori di pelli che
trovavano giustamente luogo in questa parte a valle, per così
dire, della città dove minore era il danno portato alle
acque del fiume che da qui in poi si avviavano al mare. Tra i
" galigai " della zona di Borgo Ognissanti, lo storico
Piero Bargellini ricorda Sandro di Mariano Filipepi detto Botticello
o Botticelli .
E' in questa via acquitrinosa, basti pensare alla non lontana
ancora oggi denominata via del Pantano, si insediarono gli Umiliati,
dediti alla lavorazione dei panni di lana che
avevano scelto il luogo proprio per la ricchezza di acque necessarie
come è noto anche alle diverse fasi dell' industria dei
manufatti di lana. E' a loro che pare si debba attribuire il nome
dell'antico borgo : Ognissanti da quello della chiesa del convento,
dedicata a san Salvatore e a Maria, regina di tutti i Santi.
L'origine della via fu dunque povera e industriosa ma destinata
a divenire un 'arteria di primaria importanza per la naturale
congiunzione tra il ponte alla Carraia, detto così per
il passaggio continuo di carri, carichi di balle di lana, e la
non lontana porta al Prato nelle cui vicinanze si teneva il mercato
dei buoi.
Borgo Ognissanti e i suoi illustri abitatori : Sandro Botticelli
e la famiglia dei Vespucci
Se alcuni luoghi più di altri paiono adatti alla ricomposizione
della trama della storia, sicuramente Borgo Ognissanti deve tale
caratteristica alla sua connotazione artigianale, al fervore alacre
delle sue botteghe di lanaioli, di galigai, di setaioli, che per
la vicinanza del fiume, i suoi facili approdi e forse, specialmente,
per quel suo trovarsi a valle della città, l'avevano scelta
per ovviare a divieti e lamentele, che già all'epoca cominciavano
a farsi sentire contro gli artigiani che scaricavano i rifiuti
del loro lavoro ( conciatura delle pelli, sbiancatura dei panni,
lavorazione dei bozzoli ) in Arno. Ma è in questo clima
di crescita dell'antico borgo e di questo settore urbano da poco
inglobato alla città, che si intrecciano importanti coordinate
che paiono tracciate da mani sapienti, abituate a disegnare il
destino degli uomini.
Il pittore Sandro Filipepi, detto il Botticelli ( 1445 - 1510
) è sicuramente uno tra i più illustri abitatori
della via di Borgo Ognissanti dove, all'epoca in cui visse, già
sorgeva l'ospedale del Vespucci, destinato a passare alla fine
del XVI secolo ai frati seguaci di san Giovanni di Dio. Ma andiamo
per ordine, e parliamo di Sandro, figlio di un galigaio di Borgo Ognissanti,
passato alla storia col nome di Botticelli per via del soprannome
attribuito a Giovanni, il fratello maggiore.
E' interessante sapere come i una denuncia fiscale del 1458,
Sandro di Mariano Filipepi, al tempo di anni tredici, si dice
che " sta a leggere, ed è malsano ". Il Botticelli
dunque dovette la sua fortuna alla sua poca salute di fanciullo
che gli dette la possibilità di allontanarsi dalla bottega
del padre per coltivare i suoi interessi, dettati e caratterizzati,
come pare, da una fragilità fisica che divenne forza espressiva.
Alla bottega del padre sostituì quella di fra' Filippo
Lippi e poi, tra il 1463 e il 1470, quella del Verrocchio. Ma
Sandro subì anche l'influenza di un Baldovinetti e di Antonio
del Pollaiolo.
Divenuto il maggiore interprete dell'ambiente culturale mediceo,
pur senza voler entrare nei dettagli delle tante sue opere, di
lui si può dire che seppe dare alle sue figure un contenuto
spirituale e morale. Firenze conserva molte delle sue opere altre
sono presenti in varie città: nel 1481, tanto per nominarne
alcune è a Roma a lavorare ad alcuni dei riquadri della
cappella Sistina, ma in questo stesso anno lavora anche all'affresco
dell'Annunciazione per la chiesa di S. Martino alla Scala, nel
quartiere, il suo, di Santa Maria Novella. Parlando di affreschi,
il suo primo saggio di affreschi è proprio quello del Sant'Agostino
per la chiesa di Ognissanti, la sua chiesa. La chiesa di Ognissanti
è anche il luogo della sepoltura del grande artista come
ci testimonia una lapide sepolcrale posta nella cappella di San
Pietro d'Alcantara.
Ma nella chiesa di Ognissanti si trovano anche le memorie
attinenti alla famiglia dei Vespucci, la cui storia si intreccia
con gli ospitalieri di San Giovanni di Dio, originario del Portogallo
e attivo, come sappiamo in Spagna. E' forse un caso, infine, ma
non possiamo fare a meno di notarlo, che gli ospitalieri finissero
con l'occupare un ospedale fondato da un Vespucci, un tal Simone,
progenitore di quell'Amerigo ( 1451 - 1512 ), mercante e agente,
come pare, del banco dei Medici a Siviglia, che tra il 1499 e
il 1500, al servizio della Spagna, aveva scoperto, con Alonso
de Ojeda la foce del Rio delle Amazzoni, dopo essere approdato
nella Guiana francese, per procedere sino al Capo S. Rocco.
La chiesa d'Ognissanti in Borgo Ognissanti accoglie ancora un'edicola
centinata in pietra serena con due affreschi, opere giovanili
di Domenico Ghirlandaio, di cui uno rappresenta la Madonna della
Misericordia e la famiglia Vespucci, accolta unitamente a sant'Antonino
sotto il manto protettore della Vergine. Stemmi della famiglia
compaiono ai lati dell'altare . Del resto nella chiesa avevano
i loro altari ben tre rami della famiglia Vespucci, di cui quello
di Nastagio, possedeva un altare a poca distanza dal coro, sulla
parete destra, probabile committente del medesimo affresco botticelliano
di sant'Agostino di cui si è sopra discusso. Nella medesima
chiesa inoltre di un altare, quello di San Gerolamo, fu patrono
nel XVI secolo, lo spagnolo Antonio di Francisco Aldana.
La chiesa d'Ognissanti è dunque in Borgo Ognissanti a
Firenze, nel cuore della Toscana, il punto d'incrocio di più
memorie che legano tra loro l'arte universale del Botticelli,
la fama oltreoceanica dei Vespucci e, infine, per consuetudine
di nomi e di luoghi ( la Spagna, il convento d'Ognissanti ) i
medesimi frati ospitalieri dell'ordine di San Giovanni di Dio,
avviati al sostegno dei poveri di tutto il mondo.
Il convento degli Umiliati di Borgo Ognissanti
L'ordine degli Umilati del XIII secolo ed originario della
Lombardia, trova ragione della suo sorgere nel fervore della lotta
contro l'eresia. La medesima Firenze, tanto per dare alcune coordinate
per una migliore comprensione dell'evento, conosce in quest'epoca
ben due compagnie, nate proprio per la difesa della fede: la Società
Novella di Santa Maria, detta poi della Misericordia, la cui opera
si è perpetuata sino ad oggi, e quella dei Capitani del
Bigallo, che ha sovrinteso all'attività assistenziale degli
ospedali fino a tutto il XVIII secolo.
Gli Umiliati, laici di entrambi i sessi, viventi al modo dei
religiosi in povertà e umiltà, dunque mossero a
Firenze su invito del vescovo Ardingo Trotti ( non a caso di Pavia
) già nel 1239 e si stabilirono nella zona detta attualmente
di Novoli nel monastero cistercense di San Donato a Torri "
in Polverosa". Dediti alla lavorazione dei manufatti di lana,
di cui Firenze, tra l'altro, all'epoca, vantava il primato per
qualità e produzione, i frati colsero l'occasione del permesso
loro concesso dal vescovo per trasferirsi già dal 1251
nei locali della cappella di Santa Lucia sul " Prato d'Ognissanti
", una zona molto ricca di acqua, necessaria appunto alla
lavorazione dei panni di lana.
Comprato un terreno nelle vicinanze, iniziarono tra il 1251
e il 1260 la costruzione del nuovo convento. Nel 1278 la loro
opera nella zona era cresciuta in grande stima per la costruzione
di un porticciolo sull'Arno e anche di non poche case per gli
artigiani, numerosi in questa parte della città.
Nel 1359, provvedono alla costruzione a Montughi di un altro
convento.
La permanenza degli Umiliati in Borgo Ognissanti si protrasse
sino al 1561, quando diminuiti di numero - ma del resto, oltre
che debellata l'eresia, era cambiato anche il panorama artigianale
della città, orientata ora sulla lavorazione della seta
- lasciarono chiesa e convento. Ad essi subentrarono i minori
osservanti di San Francesco e agli Umiliato toccò il convento
di Santa Caterina, già sede dei medesimi francescani. Da
questo momento, insediatatisi in Ognissanti, i nuovi frati iniziarono
la restaurazione di chiesa e convento.
(Last updated: Tuesday 26 September 1995)
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